Come avevo scritto il giorno dopo la partita con la Lazio, il Genoa mi pare, come mi pareva, una buona squadra, costruita abbastanza bene, con giocatori esperti ed innesti di ottima prospettiva, buone potenzialità, che ha fatto qualche errore, ha avuto un pelino di sfortuna, e che probabilmente è stata anche un pochino penalizzata da alcune decisioni arbitrali.
Lo pensavo ieri, e lo penso oggi.
Banalmente.
Non vedevo, e non vedo, una squadra da retrocessione, come non vedevo, e non vedo, una squadra da scudetto.
Oggi non sono esaltato, come ieri non ero depresso.
Ieri abbiamo fatto un grande primo tempo, da Genoa, alla Gasperini.
Poi siamo calati fisicamente, moltissimo, e pur rimanendo in superiorità numerica abbiamo sofferto per tutto il secondo tempo. La vittoria è tuttavia meritata, per il cuore, la determinazione, il sacrificio, la qualità, e perché abbiamo fatto un gol, ed il Milan no.
Probabilmente fa parte del gioco, della stessa bellezza di questo gioco, e di come abbiamo bisogno di seguirlo, il deprimersi immensamente un attimo prima di esaltarsi.
E viceversa.
Ci sta.
La potenza della vita, e di tutte le emozioni che fanno della vita… la vita, e dell’essere umano… l’essere umano, sta in questo. La felicità non risiede mai in uno stato emotivo piuttosto che in un altro.
La felicità, protratta nel tempo senza interruzioni, porta assuefazione.
L’infelicità, protratta nel tempo senza un attimo di serenità, porta disperazione.
Il Genoano ha capito tutto, da sempre.
E’ un essere perfetto.
Diciamo quasi.
Se è felice, troppo felice, non sta bene. Sa che non può durare, sa che non può saziare.
Dunque, da essere superiore, fa da sé ciò che è necessario fare per non assuefarsi, per non intorpidire il proprio “sentire”, per non abituarsi a qualcosa che lo distruggerebbe.
La felicità.
E comincia a strapazzare gli zebedei a se stesso ed ai suoi vicini, così, per puro spirito di sopravvivenza, con la professionalità, la lungimiranza, e la determinazione che storia, tradizione culturale, esperienza, gli hanno insegnato.
E’ un professionista, non distraetelo, non interrompetelo, non interferite, è il suo mestiere, è il suo dovere, è la sua missione.
Sta lavorando per un nobile fine… la sopravvivenza sua e della nostra specie.
Va protetto!
Se non è felice, belin, non sta bene uguale! Sa però che non può durare nemmeno questo, e che per statistica debba prima o poi arrivare un momento di “buona”.
Dunque, sempre da essere superiore, per non assuefarsi alla disperazione, comincia a snocciolare ipotesi di riscatto e di rivalsa che non sarebbero credibili nemmeno a Narnja: lo zio del cugino della segretaria dello studio medico sopra il bar dove va a fare colazione il fratello del magazziniere del Pio XII mi ha detto che il Genoa sta per essere rilevato da Rockerduck, che si è stracciato i marroni di vivere negli States ed ha scelto Multedo per aprire una filiale di Disney, quindi ha intenzione di comperare il Genoa e di vincere 7 Stelle in 7 anni perchè ha scommesso 1 dollaro con Paperone e pur di vincere la mitica numero 1 è disposto a tutto!
La mezza misura a noi non interessa, la lasciamo agli altri.
La mezza misura non è vita.
Noi la misura non solo non la abbiamo, ma se proprio dobbiamo prenderla, o perderla, miriamo al bersaglio grosso, senza sconti.
O sogni irrealizzabili, o incubi terribili.
Il resto non ci interessa.
E siamo “felici” così.
Forza Genoa.
Luca Canfora
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